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Il progetto Eros può essere considerato la seconda tappa della ricerca trentennale che, in un certo senso, è iniziata con i tavoli M. Con Eros, il giunto a gravità, già presente in M, diventa esplicito e visibile.




La configurazione di questo giunto maschio-femmina erotico (da cui il nome) (per citare le stesse parole di Angelo Mangiarotti: “giunto maschio-femmina che per fortuna ancora funziona”), è dettata dalle caratteristiche del materiale stesso e allo stesso tempo pone dei requisiti al materiale stesso. Eros “ha bisogno” del peso offerto dal marmo, materia prediletta dal Maestro, per garantirne la stabilità. La geometria delle gambe troncoconiche è la migliore possibile per garantire una corretta distribuzione dei pesi.




Negli elementi della famiglia Eros esistono due tipi di occhielli utilizzati per l'incastro: chiusi e aperti. Quest'ultimo da spunto per ulteriori dettagli interessanti svelando l'assoluto rigore della metodologia progettuale di Angelo Mangiarotti. Utilizzato quando le gambe sono posizionate in prossimità dei bordi del piano orizzontale, la forma dell'occhiello aperto deriva da una precisa esigenza realizzativa. Lavorando strutturalmente così vicino al bordo del piano la fratturazione del marmo durante la posa  diventa più che una possibilità concreta. La parte “debole” e strutturalmente irrilevante, non portante, del top è stata quindi rimossa durante la produzione risultando in uno dei dettagli più sensuali nel design del mobile del dopoguerra.




Il tipo di sintesi esibito dal design di Eros, non poteva avvenire senza anni di lavoro e di ricerca strutturale, ancora una volta scaturite dalla pratica architettonica di Mangiarotti. Uno degli esempi più notevoli è il padiglione dell'IRI a Genova del 1963 con la sua struttura ad arco non spingente.




Oppure il magazzino Elmag di Lissone del 1964 con il suo sistema trilitico.




In Eros, soprattutto nelle asole chiuse, quando le gambe sono posizionate vicino all'asse del piano, tutto il perimetro del giunto funziona strutturalmente. Questo dettaglio diventerà più rilevante se confrontato con le fasi successive della ricerca di Angelo Mangiarotti sui giunti a gravità come nei progetti Incas e Asolo.




Sottolineando il distacco democratico del progettista dalla forma finale del risultato finale, Eros è stato concepito come un sistema in cui alcune semplici regole consentono un numero enorme di combinazioni “fertili” la cui esatta definizione spetta al cliente finale, il che rende abbastanza esplicito il principio che "la forma segue la funzione" è lungi dall'essere l'intera storia per Mangiarotti.